Si ha rigetto quando il sistema immunitario di un organismo reagisce contro l’organo che è stato trapiantato e cerca di eliminarlo. In questo caso l’organo trapiantato inizia a non funzionare ed i sintomi sono gli stessi che il paziente aveva prima di essere trapiantato, quando il suo organo nativo non funzionava.

Per questo un organo prelevato da un donatore non può essere inserito in qualsiasi soggetto, ma in quello più compatibile per l’aspetto immunologico: se non esistesse la compatibilità tra i due individui, l’organo trapiantato verrebbe rifiutato.

Quindi, un organo prelevato da un donatore non può essere inserito in qualsiasi soggetto, ma in quello più compatibile per l’aspetto immunologico (per questo si fanno dei test di compatibilità). Inoltre, il donatore viene sottoposto a esami ematici e strumentali per verificare che i suoi organi siano idonei ad essere trapiantati.

Tuttavia oggi, grazie alla tipizzazione ed alla scoperta di diversi farmaci (il più usato è la ciclosporina) si è riusciti a diminuire notevolmente la possibilità di rigetto.

In alcuni casi il chirurgo interviene nuovamente sul ricevente per espiantare l’organo, in attesa di un’altra donazione.

Per determinare l’affinità tra organo e ricevente, i Centri Interregionali di Riferimento provvedono al controllo dell’esecuzione dei test di compatibilità (cross-match).