Per sopravvivenza si intende la percentuale di trapianti funzionanti a distanza di tempo dall’intervento operatorio di impianto. È bene chiarire a questo proposito che, se l’organo trapiantato sostituisce integralmente la funzione dell’organo malato, come nel caso di fegato, cuore o polmone, la sopravvivenza del trapianto coincide con la vita della persona.
Per il rene, la cui funzione può essere vicariata dalla macchina di dialisi, il paziente con il trapianto non più funzionante ha la possibilità di rientrare in dialisi.

Grazie ai nuovi farmaci immunosoppressivi, che hanno ridotto il rischio del rigetto acuto, la durata di un trapianto è molto lunga. Sono infatti numerosi i pazienti che hanno superato i venti anni di trapianto e che conducono una vita normale.

Il trapianto non è più una sperimentazione, ma è una terapia efficace. Lo prova anche il fatto che numerose donne trapiantate di rene, fegato e cuore sono diventate madri dopo il trapianto, svolgendo gravidanza e parto senza alcun problema.